Protagoniste piazza Trilussa a Trastevere e piazza Mirti a Centocelle, dove si sono riversati gli esercenti di pub e ristoranti per manifestare contro il nuovo Dpcm. Un nuovo lockdown praticamente per molti di loro, discriminante e pericoloso, perché dopo aver resistito e aver speso soldi per rispettare le richieste di sicurezza imposte in questi mesi dal governo, una nuova chiusura potrebbe essere definitiva.

La protesta organizzata dal MIO (Movimento Imprese ospitalità), il Movimento che riunisce gli imprenditori del settore Horeca il cui leader è riuscito anche a incontrare il premier Giuseppe Conte, serve a dimostrare che la chiusura alle 18 è particolarmente dannosa per chi fa somministrazione.

E se a Trastevere simbolicamente si svuotano fusti di birra in strada, con la promessa poi di ripulire tutto, a Centocelle in piazza Mirti c'è una folla significativa  a protestare. «Facciamo sentire la nostra voce sotto le mascherine in maniera pacifica e costruttiva», hanno detto gli organizzatori lanciando l'iniziativa. I manifestanti chiedono «aiuti concreti immediati». «Se vogliono che rimaniamo chiusi devono sostenere i nostri costi, le nostre spese. Devono tutelare i lavoratori» dicono i manifestanti. «Siamo qui per rivendicare i nostri diritti che sono stati calpestati - dice un commerciante di zona - Il nostro diritto al lavoro. Rischiamo di perdere decine e decine di anni di lavoro». «Si al lockdown se paghi affitto, F24, tasse, indennizzo, utenti», recita un cartello.

Per molti di loro è la prima volta in piazza, e c’è chi racconta che manifestare è diventato un dovere per tutelare sia la propria famiglia che o propri dipendenti “il mio fornitore della birra ha dovuto vendere dei suoi braccialetti d’oro per comprare i libri di scuola alla figlia” è uno dei racconti fra gli intervistati.


💬 Commenti