Questi i titoli odierni di alcuni dei maggiori quotidiani italiani:

Il Messaggero: Le «preghiere a San Pietro» (cit.) non hanno avuto l’effetto sperato. Ma nel tardo pomeriggio di oggi importa relativamente. La Roma non vuole fermarsi, sogna di restare in testa. A Verona serve vincere e non può essere il ko di Viña, rimasto a Trigoria per una leggera distorsione al ginocchio, a stravolgere i piani e i sogni dei giallorossi. E non può diventarlo nemmeno la probabile partenza dalla panchina di Mkhitaryan (problemi muscolari: provino in mattinata). Due contrattempi che possono accadere, in quella che rimane una «lunga maratona». José ha deciso di affrontarla, almeno per ora, con una short-list di fedelissimi. In campionato, infatti, tra le big la Roma è sinora la squadra che ha utilizzato dal via meno uomini: appena 12. Con l’unica novità di Salerno (Perez), arrivata soltanto perché Zaniolo con la Fiorentina è stato espulso. Oggi Calafiori sarà il tredicesimo con El Shaarawy pronto ad accodarsi in extremis. Aspettando conferme, Lazio e Milan sono già arrivate a quota 14, il Napoli a 15, L’Inter a 16, l’Atalanta a 17, la Juventus addirittura a 19. Numeri che portano ad una sola considerazione: Mou ha scelto gli uomini sui quali puntare da qui sino a gennaio, quando riaprirà il mercato. Poi è chiaro: il Faraone, Shomurodov, Smalling e Perez - a seconda dello stato di forma - si alterneranno con i rispettivi compagni di reparto ma la demarcazione tra Roma A e Roma B è netta. Anche perché chi ha avuto la chance in Conference League non l’ha colta. A partire da Villar: «Perché Gonzalo giocava sempre e quest’anno no? Fonseca aveva una visione di calcio e opzioni diverse dalle mie, come capiterà al prossimo allenatore dopo di me. Il problema di Villar è che Cristante e Veretout stanno giocando molto bene. Ma non è un guaio, è una cosa positiva per il club e per la squadra». Una risposta edulcorata che non cambia la sostanza. Come quella su Mayoral: «È stato impiegato solo 16 minuti? Non gli manca nulla, il problema è che la Fifa non ci fa giocare in 12. Mi piace più oggi di due mesi fa, arriverà il suo momento. È un bravo giocatore, lavora tantissimo ma sarà importante per noi, ve lo assicuro al 100%». Nell’attesa, l’impressione è che valga di più quanto detto giovedì notte: «Abbiamo dei limiti, la differenza fra noi e le altre top squadre sta nelle opzioni in panchina, è una realtà». Che però oggi, per 90 minuti, va messa da parte. Anche perché i gialloblù sono ultimi in classifica e l’occasione è ghiotta: «È vero ma sarà una partita difficile per la loro qualità. Sono bravi in uscita e a far arrivare la palla in zona pericolosa, è una squadra che mi piace. Si salverà, non ho dubbi. Il problema è che non abbiamo riferimenti. È arrivato Tudor che magari si rifarà al gioco di Juric oppure cambierà, non lo so». Sarà questa incertezza che lo rende meno loquace e spigliato del solito a tal punto da dribblare una domanda sullo stadio: «Appelli? Sono solo un allenatore, non voglio essere niente di più». Tornando al campo, la mancanza di alternative, nonostante assicuri di «fidarsi di tutti», non lo fa sorridere: «Ibanez? Non è un terzino è ovvio. Può farlo in emergenza. La difesa a tre? Capiterà in futuro». Così oggi, non essendo contemplato il reintegro di Santon e con Reynolds che ha perso posizioni, in panchina siederà il giovanissimo Tripi: «È un ragazzino intelligente, ha poca esperienza ma ha un cuore super romanista». Fino a gennaio, per continuare a sognare, servirà anche quello. 

Il Corriere della Sera: La Roma torna sul luogo del delitto, un anno dopo, ma sembra che sia passata un’era geologica. La squadra di Paulo Fonseca, esattamente 365 giorni fa, iniziò il suo campionato a Verona perdendo 0-3 a tavolino per aver schierato Diawara, che aveva da poco compiuto 23 anni, nella lista degli under 22. Con il senno di poi - visto che in Coppa Italia lo staff del portoghese con il ciuffo fece sei sostituzioni contro lo Spezia - era l’inquietante segnale di una stagione che non poteva che finire male. L'effetto Mourinho ha portato alla Roma 6 vittorie in 6 partite. il primo posto in campionato per miglior differenza reti e un entusiasmo senza precedenti: quasi 30.000 spettatori all’Olimpico giovedì sera per la gara di Conference League contro il Cska Sofia e settore ospiti completamente esaurito oggi al Bentegodi (1.700 tifosi al seguito ed è stata aggiunta una piccola «fetta» di stadio). Non è peregrina, così, una domanda che viene fatta allo Special One nella conferenza stampa pre-partita: perché si è lamentato anche dopo il 5-1 al Cska? Risposta astuta: «Sarebbe facile dire dopo un 5-1 che siamo stati perfetti, ma io non vado in questa direzione. Di ogni partita analizziamo quello che abbiamo fatto bene e quali sono stati i problemi. Possiamo fare meglio, non dico a livello risultato perché non me lo aspettavo così, ma nella qualità del gioco e nella prestazione difensiva. A inizio partita e a inizio secondo tempo i bulgari hanno avuto momenti di controllo». Parole sagge. Anche troppo. In un mese di partite - i giallorossi hanno iniziato la stagione il 19 agosto con il preliminaredi Conference League contro i turchi del Trabzonspor - Mou si è reso conto che in campionato non c’è una squadra che possa dominare e che, almeno negli undici titolari, la Roma non è seconda a nessuno. Lo squalo non perde l’istinto, quando sente l’odore del sangue. Così il portoghese continua a parlare di stagione necessaria per costruire, ma dà retta anche alla sua natura di vincente. Da un lato rimarca che la panchina non è all’altezza per puntare al massimo, dall’altro cerca di creare un gruppo di cemento armato. Così l’assenza di Viña a Verona (lieve distorsione al ginocchio) non riapre le porte a nessuno dei fuori rosa: non a Santon, che sarebbe di ruolo, né a Fazio e Nzonzi. Si va avanti con i giocatori funzionali al progetto, non c’è nessun ripescaggio. Come ha detto ieri, in caso di massima emergenza penserà «al giovane Tripi, che ha fatto il precampionato con noi». Oppure alla difesa a tre. Tutto questo almeno fino a gennaio, quando Mou spera di trovarsi ancora molto in alto e che i Friedkin lo accontentino con un centrocampista centrale in più (lo svizzero Zakaria, in scadenza di contratto con il Borussia M’Gladbach) e un terzino che, possibilmente, possa giocare a destra e sinistra. Il terzo rinforzo sarà Spinazzola. L’obiettivo è «saltare» un anno di attesa ed essere subito protagonisti.

Il Corriere dello Sport: Mkhitaryan sì, Viña no. La Roma questo pomeriggio alle 17.30 ha preso un volo per Verona dove domani al Bentegodi affronterà la squadra di Tudor. Mkhitaryan ha recuperato dall'affaticamento muscolare ed è stato convocato per la gara, assente invece il terzino che risente ancora della botta al ginocchio accusata mercoledì scorso in allenamento. Regolarmente tra i convocati Calafiori (contro il Cska Sofia era uscito per crampi) e Karsdorp, che aveva avvertito contro il Sassuolo un affaticamento muscolare. Con la squadra è partito anche il general manager Tiago Pinto.


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